AD n. 247/2019 – Reazioni avverse ai farmaci: continuano ancora a camuffarsi dopo tutti questi anni?

In questa rivista, nel 1976, il Professor Duncan Vere sostenne che alcune reazioni avverse ai farmaci potessero comportarsi come degli “imitatori”, tanto da non essere individuate, a volte, per un lasso di tempo considerevole dopo l’introduzione di un farmaco nella pratica clinica. Ricorrendo a esempi contemporanei, illustriamo il motivo per cui riteniamo che le cinque principali spiegazioni fornite da Vere per chiarire un tale comportamento continuino a essere pertinenti anche oggi. Sebbene i nuovi metodi di indagine contribuiscano sempre di più al miglioramento della sorveglianza, i case report di singoli pazienti e i sistemi di segnalazione spontanea per le sospette reazioni avverse ai farmaci rimangono un caposaldo della farmacovigilanza e devono proseguire per tutto il periodo in cui un farmaco continua a essere utilizzato a fini terapeutici.

Nel 1976, Duncan Vere, Professor of Therapeutics presso il London Hospital Medical College, University of London, scrisse un articolo in ADRB intitolato Drug adverse reactions as masqueraders,1 nel quale fece notare che il problema delle reazioni avverse ai farmaci non individuate era dovuto al fatto che le persone (sic) “non riconoscono ciò che non sanno”. Di conseguenza, le reazioni avverse ai farmaci potevano “essere camuffate o scambiate per qualcos’altro” e passare inosservate e non essere segnalate, a volte per molti anni. Addusse cinque principali spiegazioni per questo fenomeno. In questa sede riesaminiamo la rilevanza delle spiegazioni fornite da Vere a distanza di oltre 40 anni dalla loro prima descrizione.