I familiari dei pazienti con malattia di Alzheimer hanno un rischio aumentato di incorrere nella medesima condizione, per questo si stanno provando diversi approcci mirati alla prevenzione dello sviluppo della demenza. Tra questi c’è il naprossene.
In uno studio canadese sono stati arruolati 195 familiari di anziano con storia di Alzheimer, che non avevano segni di deficit cognitivo e che sono stati seguiti nel tempo per due anni. In maniera randomizzata erano assegnati al trattamento con il farmaco antinfiammatorio non steroideo (naprossene sodico 220 mg per bocca due volte al giorno) o al placebo. Come esiti erano valutate le immagini radiologiche, i test neurosensoriali, i test cognitivi e alcuni biomarcatori.
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