La neoplasia della mammella definita “triplo negativa” copre fino al 20% dei casi, è più frequente prima dei 50 anni e in presenza di mutazioni nel gene BRCA1: è una forma tumorale molto aggressiva, proprio perché le sue cellule non esprimono alla superficie né la proteina HER2, né i recettori per gli estrogeni e per i progestinici, possibili target terapeutici. Queste pazienti vengono quindi candidate subito alla mastectomia radicale, ma ci sono dati che suggeriscono che una chemioterapia neoadiuvante possa ridurre il ricorso all’intervento demolitivo. Uno studio ha randomizzato 604 donne in 145 centri di 15 paesi a ricevere per 12 settimane paclitaxel da solo o con aggiunta di carboplatino e/o veliparib, seguito da 4 cicli di doxorubicina e ciclofosfamide.
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