Nei pazienti affetti da fibrillazione atriale, la profilassi tromboembolica con gli anticoagulanti orali diretti è il gold standard, perché ha il vantaggio di non richiedere il periodico monitoraggio dell’INR; tuttavia, anche questi farmaci sono gravati dal rischio di causare un’emorragia intracranica, che va soppesato con quello di ictus che ha giustificato la scelta stessa del trattamento.
Una revisione sistematica con metanalisi ha confrontato il rischio di emorragia intracranica in cinque studi controllati e randomizzati, per un totale di 39.398 pazienti. Venivano confrontati diversi tipi e dosaggi di anticoagulanti diretti con l’uso dell’acido acetilsalicilico.
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