Anche se un’ipotermia moderata è raccomandata dalle linee guida internazionali per preservare le funzioni neurologiche dei pazienti dopo rianimazione cardiopolmonare, è ancora discussa la sua utilità nei pazienti con ritmi non defibrillabili.
Uno studio controllato e randomizzato francese ha confrontato l’ipotermia (33°C per le prime 24 ore) con la normotermia (37°C) in 581 pazienti in coma ricoverati dopo una rianimazione per un arresto cardiaco con ritmi non defibrillabili.
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