INTERVENTO
Si stima che ogni anno, al mondo, i casi di trauma cranico ammontino a 60 milioni: le cause principali, al di fuori degli eventi bellici, sono gli incidenti stradali e le cadute. Le emorragie intracraniche provocate da un trauma possono causare morte e disabilità, perché determinano un aumento della pressione intracranica o un’erniazione cerebrale. Nei pazienti con trauma cranico è spesso in atto un aumento della fibrinolisi, rilevato da un’aumentata concentrazione dei prodotti di degradazione del fibrinogeno, che predice un’emorragia intracranica in espansione: sulla base di questa osservazione, è stata ipotizzata l’utilità della somministrazione dell’acido tranexamico, il cui meccanismo d’azione consiste nell’inibizione degli attivatori del plasminogeno, con conseguente blocco della formazione di plasmina e della lisi del coagulo di sangue ( brinolisi).
Per valutare se questo approccio sia e cace nel diminuire i sanguinamenti intracranici da trauma, uno studio multicentrico internazionale che ha coinvolto 175 ospedali in 29 paesi ha randomizzato 12.737 pazienti con trauma cranico e con punteggio inferiore a 12 sulla Glasgow Coma Scale (GCS), oppure con emorragia intracranica visibile alla TC, a ricevere acido tranexamico (dose di carico di 1 g in 10 minuti, seguita da infusione di 1 g in 8 ore) o un placebo.
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