INTERVENTO È stato ipotizzato che la vitamina D3 possa migliorare la funzione di macrofagi e cellule dendritiche perché le cellule presentanti l’antigene hanno la capacità di sintetizzare l’1,25 idrossivitamina D a partire dalla 25-idrossi vitamina D. In questo modo la vitamina D migliorerebbe la risposta immunitaria in genere.
Da qui è nata l’idea di provare a somministrare alte dosi di vitamina D per migliorare la risposta immune nei confronti del SARS-CoV-2 nei pazienti con COVID-19.
Uno studio multicentrico, in doppio cieco, controllato e randomizzato condotto in Brasile ha arruolato 240 pazienti ospedalizzati per la gravità della malattia tra giugno e agosto 2020 che sono stati assegnati al trattamento standard più l’aggiunta di una singola dose di vitamina D (200.000 UI) oppure al trattamento standard più un placebo.
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