INTERVENTO È dato per assodato che un paziente con scompenso cardiaco e fibrillazione atriale debba essere trattato con un anticoagulante per ridurre il rischio di complicanze tromboemboliche e in particolare di ictus. Rimane invece controverso il ricorso all’anticoagulante per bocca in caso di scompenso cardiaco con ritmo cardiaco normale.
Per chiarire questa indicazione è stata condotta una revisione sistematica che ha identificato solo tre studi controllati e randomizzati sull’argomento nei quali si confrontava l’anticoagulante con un placebo o con il non trattamento in pazienti adulti con scompenso cardiaco senza fibrillazione atriale.
RISULTATI I tre studi selezionati avevano arruolato in tutto 5.498 partecipanti. Il primo studio confrontava warfarin, acido acetilsalicilico e non trattamento, il secondo studio sempre warfarin con un placebo in soggetti con una cardiomiopatia dilatativa idiopatica, e il terzo studio il rivaroxaban con un placebo in soggetti con scompenso cardiaco e coronaropatia.
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