Le procedure invasive fatte ambulatoriamente aumentano in alcuni casi il rischio di infarto nella settimana successiva alla procedura.
Poiché le procedure invasive comportano un considerevole stress per il paziente, oltre a poter causare un’infiammazione, con la possibilità di rottura di una placca aterosclerotica e aumento dell’aggregazione piastrinica fino a condurre alla comparsa di un infarto del miocardio, un gruppo di ricercatori scandinavi si è posto l’obiettivo di valutare quali procedure invasive siano realmente associate a un aumento del rischio di infarto del miocardio nei sette giorni successivi all’intervento ambulatoriale.
In uno studio di popolazione sono stati identificati 6.176 pazienti svedesi e norvegesi (età media 74,7 anni, pretrattati con anestesia locale, regionale o generale) che si erano sottoposti a un intervento ambulatoriale e per i quali erano disponibili dati sull’incidenza di infarto miocardico nel mese precedente all’intervento o nel periodo immediatamente successivo.
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