Fra le tante possibili virtù della vitamina D, di cui è ben noto l’uso inappropriato, ci sarebbe anche l’ipotizzata riduzione del rischio cardiovascolare nell’anziano. Per questo motivo in Australia è stato condotto uno studio controllato e randomizzato che ha confrontato la somministrazione mensile per bocca di vitamina D3 (60.000 UI) per la durata di cinque anni rispetto a quella di un placebo in 21.302 ultrasessantenni. L’esito primario era la frequenza di eventi cardiovascolari maggiori (infarto del miocardio, ictus, rivascolarizzazione coronarica) e si è verificato nel 6,6% dei trattati con placebo rispetto al 6,0% dei trattati con la vitamina D (hazard ratio: 0,91).
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