INTERVENTO I pazienti con infarto del miocardio di età ≥75 anni, pur essendo di numero crescente e a maggior rischio di prognosi infausta, sono spesso trattati in via conservativa; essendo poco rappresentati negli studi clinici, in letteratura ci sono prove scarse sul tipo di rivascolarizzazione preferibile in questi casi se cioè mirata solo al vaso responsabile dell’evento acuto o se completa (come ormai stabilito nei pazienti più giovani).
Uno studio multicentrico condotto in Italia, Spagna e Polonia ha arruolato 1.445 pazienti con età media 80 anni e una malattia multivasale giunti in ospedale per un infarto del miocardio acuto, in un terzo dei quali con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI). Gli anziani in fase acuta potevano essere trattati con la rivascolarizzazione mirata del singolo vaso e poi seguiti nel tempo oppure essere sottoposti a una successiva rivascolarizzazione completa.
A distanza di un anno dall’infarto si valutava l’esito primario composto da morte, nuovo infarto del miocardio acuto, ictus e necessità di una rivascolarizzazione.
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