LC n. 171 / 2024 A che livelli di emoglobina conviene trasfondere un paziente con infarto?

INTERVENTO Nei pazienti con infarto acuto del miocardio l’ossigenazione dei tessuti è fondamentale per ridurre gli effetti dell’ischemia. In questa prospettiva il ricorso a emotrasfusioni per aumentare i livelli di emoglobina è stato proposto senza badare troppo ai limiti restrittivi.
Normalmente il ricorso alle sacche di sangue viene posto in atto quando i livelli di emoglobina sono di 7 o 8 grammi per decilitro. In caso di infarto del miocardio a volte si ricorre alle trasfusioni anche a livelli più alti di emoglobina.
Per valutare se un approccio più libero all’esecuzione delle trasfusioni (ricorrendovi quando i valori di emoglobina sono a 10 g/dl) rispetto a un approccio restrittivo migliori la prognosi dei pazienti con un infarto acuto del miocardio è stato condotto uno studio controllato e randomizzato internazionale. Sono stati arruolati 3.504 pazienti con infarto in fase acuta i quali erano assegnati a un braccio restrittivo, in cui si procedeva alle trasfusioni solo con valori di emoglobina di 7 o 8 g/dl, o a un braccio libero, in cui si procedeva alla trasfusione già a valori di emoglobina pari a 10 g/dl. L’esito primario valutato era composito e comprendeva l’infarto miocardico o la morte a 30 giorni.