INTERVENTO Gli studi finora condotti non hanno consentito di dire una parola chiara sul ricorso alla terapia endovascolare in caso di ictus a seguito dell’occlusione dell’arteria vertebrobasilare. Sono più i rischi o i benefici? Per rispondere a questa domanda è stata condotta una revisione sistematica con metanalisi che ha identificato quattro studi controllati e randomizzati di confronto tra l’approccio endovascolare e il trattamento medico standard. L’esito primario di efficacia era lo stato funzionale favorevole a 90 giorni dall’evento ischemico acuto, documentato da un punteggio alla scala di Rankin modificata tra zero e tre, dove il tre indica una disabilità moderata. L’esito di sicurezza era invece la comparsa di un’emorragia intracranica sintomatica.
RISULTATI In totale sono stati valutati 988 pazienti. A distanza di 90 giorni i trattati con l’intervento endovascolare avevano uno stato funzionale migliore rispetto ai controlli (punteggio mRS 0-3 nel 45% dei casi rispetto al 30% dei trattati con farmaci, odds ratio: 2,41, limiti di confidenza al 95% da 1,78 a 3,26, p<0,0001).
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