INTERVENTO È prassi nei pazienti che hanno avuto un infarto del miocardio e non hanno una riduzione delle frazione di eiezione del ventricolo sinistro prescrivere una terapia con betabloccanti da proseguire nel tempo dopo la dimissione.
Questa raccomandazione si basa su studi storici condotti prima che ci fossero i numerosi cambiamenti nell’approccio al paziente infartuato (dalle tecniche di rivascolarizzazione agli stent all’uso di nuovi farmaci). Ci si chiede pertanto se sia ancora una raccomandazione valida.
Per dare una risposta basata sulle prove è stato condotto in Italia e in Spagna uno studio controllato e randomizzato che ha arruolato 8.438 partecipanti, seguiti per quasi quattro anni dopo un infarto del miocardio (con o senza sovraslivellamento del tratto ST) con una frazione di eiezione del ventricolo sinistro superiore al 40%. Venivano assegnati a una terapia con betabloccanti o a un placebo. L’esito primario valutato era composito e comprendeva la morte da qualsiasi causa, la recidiva di infarto o l’ospedalizzazione per scompenso cardiaco.
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