Uno studio finlandese esclude che un intervento psicosociale rallenti la progressione della malattia di Alzheimer. Un gruppo di 236 pazienti con Alzheimer lieve è stato assegnato, insieme al proprio caregiver, all’intervento psicosociale o al gruppo di controllo con trattamento standard. A distanza di tre anni, l’esito primario (il ricovero in strutture assistenziali) e gli esiti secondari (la gravità della malattia, l’autonomia nella vita quotidiana, le alterazioni del comportamento e la qualità della vita) avevano un decorso simile.
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