The Medical Letter TML n. 20 / 2023

Nr. 20 del 02/10/2023

TML n. 20 / 2023 DELANDISTROGENE MOXEPARVOVEC PER LA DISTROFIA MUSCOLARE DI DUCHENNE

Il delandistrogene moxeparvovec-rokl (Elevidys Sarepta negli USA; non disponibile in commercio in Italia), una terapia genica basata su vettori adeno-associati (AAV), ha ricevuto l’approvazione accelerata della FDA per il trattamento di bambini deambulanti di 4-5 anni di età affetti da distrofia muscolare di Duchenne (DMD), che presentano una mutazione confermata nel gene della distrofina. Si tratta della prima terapia genica approvata negli Stati Uniti per il trattamento della DMD. L’approvazione accelerata si è basata sull’espressione della microdistrofina nel muscolo scheletrico, un endpoint surrogato.

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LA MALATTIA – La DMD è una malattia neuromuscolare progressiva, recessiva e legata al cromosoma X (prevalenza stimata 1:5000 nati vivi di sesso maschile), caratterizzata da bassi livelli o dalla completa assenza della proteina distrofina, essenziale al mantenimento dell’integrità dei miociti. (1) I pazienti affetti da DMD presentano una debolezza e un deterioramento muscolare progressivi e di solito non sono più in grado di camminare entro la prima adolescenza. La morte per insufficienza cardiaca o respiratoria avviene quasi sempre prima o durante la quarta decade di vita.
Il gene della DMD è composto da 79 esoni; la sua considerevole lunghezza lo rende suscettibile a mutazioni e delezioni. I corticosteroidi, come il prednisone o il deflazacort, rappresentano il trattamento standard della DMD.2 Possono ritardare la perdita della funzione motoria e il declino cardiaco e respiratorio. Gli oligonucleotidi antisenso IV eteplirsen (Exondys 51 Sarepta Therapeutics negli USA; non disponibile in commercio in Italia), golodirsen (Vyondys 53 Sarepta Therapeutics negli USA; non disponibile in commercio in Italia), viltolarsen (Viltepso NS Pharma negli USA; non disponibile in commercio in Italia) e casimersen (Amondys 45 Sarepta Therapeutics negli USA; non disponibile in commercio in Italia) aumentano in maniera modesta la produzione di distrofina nelle cellule muscolari scheletriche di pazienti che presentano diverse mutazioni, ma la loro efficacia clinica deve ancora essere definita. (3-7)

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